giovedì 2 luglio 2015

COME IL FIUME SARASWATI SCOMPARVE

Un fiume scompare per fuggire ad una maledizione e un uomo saggio che sa quando è utile e necessario infrangere le regole diventa il portatore di una cultura che altrimenti si sarebbe persa per la troppa dedizione alla regola rigida che, appunto, in caso di emergenze non permette ma esige che le regole vengano infrante, che la creatività personale nutra e dia sostegno al sistema, non rinnegando le regole, ma riposizionandole al loro giusto ruolo, dandogli quindi un significato ben più profondo che una semplice adesione per formalità.
 
Ma cosa successe al fiume Saraswati?
 
Secondo i racconti mitologici alla Dea Saraswati venne chiesto di condurre il saggio Vashishta presso il saggio Vishwamitra. Lei si oppose a quello' ordine perentorio, detestando l'idea di doversi schierare per uno o l'altro.. si trattava di Rishi dell'Himalaya, grandi saggi, e Saraswati  preferiva rimanere imparziale e lasciare a loro le dispute personali.
 
Vishwamitra per punizione maledisse Saraswati, le cui acque divennero sangue. E lei, per fuggire a questa sorte, si nascose sotto la terra, diventando un fiume fantasma, che tuttora non scorre più in India.
 
La sua valle patì la sete e la fame, i bramini che erano vegetariani, senza più acqua, non riuscivano a sopravvivere, la siccità infatti oltre a non dargli acqua non gli permetteva neppure di coltivare le piante necessarie al loro sostentamento. Le pene della gente tolse alla popolazione ogni forza, e i bramini non riuscirono più a dedicarsi allo studio dei Veda, i testi sacri, tanto che poco alla volta li dimenticarono.
 
Fra questi bramini c'era però il figlio della dea, Saraswata. La Dea, come fiume sotterraneo, incontrò di nascosto il figlio e gli disse che avrebbe continuato a nutrirlo, dandogli un pesce al giorno dalle sue acque sotterranee.
Il figlio riuscì così non solo a vivere, ma anche a rimanere forte e proseguire con gli studi.
Il pesce, così come la carne e tutti i suoi derivati, sono cibi proibiti, ma la situazione era tragica, e necessitava anche di una soluzione alternativa!
E così, terminata la siccità, quando i bramini si resero conto di aver dimenticato i Veda, pensarono di andare da lui a farseli insegnare, ma uno di loro disse: "No, lui è un peccatore, ha mangiato pesce, imparando da lui diventeremmo peccatori anche noi".
Ma un altro rispose: "Colui che conosce i testi sacri non può essere un peccatore. Ha fatto la cosa giusta: è sopravvissuto senza nuocere nessuno. E' questo il dovere dell'uomo: cercare di rimanere in vita senza deviare dalla retta via".
E così fu.
Saraswata insegnò i Veda ai bramini, e ancora oggi esistono i bramini Sarswat, discendenti dei discepoli di Saraswata.
 
 
 


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