domenica 28 dicembre 2014

LA RASSEGNA STAMPA SULLO YOGA E LA MEDITAZIONE

 

Meditazione e respiro per ridurre le infiammazioni




Il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario possono essere influenzati con una semplice tecnica di respirazione e meditazione, che riduce la produzione delle sostanze che stimolano i processi infiammatori e aumenta quella delle sostanze antinfiammatorie. La tecnica, messa a punto dal recordman di resistenza al freddo, potrebbe essere di aiuto a chi soffre di patologie autoimmuni. Il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario innato possono essere influenzati volontariamente sfruttando alcune semplici tecniche di respirazione e di meditazione. A dimostrare questa possibilità - potenzialmente di aiuto ai pazienti affetti da patologie associate a stati infiammatori persistenti o da malattie autoimmuni – è stato uno studio condotto da ricercatori della Radboud University a Nijmegen, nei Paesi Bassi, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the Natoonal Academy of Sciences”.

La ricerca di Matthijs Kox e colleghi ha preso spunto dallo studio che lo stesso gruppo aveva precedentemente condotto su un loro connazionale, Wim Hof, che detiene diversi record mondiali di resistenza al freddo. Applicando una tecnica di respirazione e meditazione da lui sviluppata, Hof è in grado di mantenere normale la propria temperatura corporea anche dopo un ora di immersione senza vestiti in una vasca di ghiaccio, un tempo normalmente sufficiente a indurre un'ipotermia mortale. In quello studio i ricercatori avevano scoperto che Hof riusciva ad alterare volontariamente l'attività del suo sistema nervoso simpatico, che a sua volta influiva sul sistema immunitario attraverso l'attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

In seguito a questa scoperta, i ricercatori hanno deciso di verificare se Hof fosse una “anomalia” biologica o se quelle prestazioni fossero davvero legate alla tecnica che usava.Hanno quindi condotto uno studio su 24 volontari, metà dei quali ha seguito un training di circa 10 giorni sotto la supervisione dello stesso Hof, mentre l'altra metà formava il gruppo di controllo. Successivamente, a tutti i soggetti è stata iniettata una tossina batterica per testare le risposte immunitarie.

Rispetto ai soggetti di controllo, nel sangue dei volontari
addestrati sono stati riscontrati livelli più elevati di adrenalina e e della citochina anti-infiammatoria IL-10, e livelli più bassi delle citochine proinfiammatorie IL-6, IL-8 e del TNF-α. Inoltre, sul piano clinico, è stato osservato un minor numero di sintomi di tipo “influenzale” in risposta alla tossina.

Questi risultati suggeriscono la possibilità di usare questa tecnica come terapia di supporto a malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali, diminuendo così il ricorso ai farmaci, che non sono privi di effetti collaterali.

Tuttavia, osservano Kox e colleghi, serve una confermare che le conclusioni dello studio, condotto su un modello di infiammazione acuta, sono applicabili anche alle infiammazioni croniche. Inoltre bisognerà capire se tutti i passaggi del training di Hof sono necessari per ottenere il risultato o se solo alcuni – per esempio, la tecnica di respirazione - sono quelli determinanti.
 
Fonte: "Le Scienze. Edizione italiana di Scientific American" articolo pubblicato il 07/05/2014
 

Yoga e meditazione migliorano il cervello

Eseguire regolarmente tecniche meditative e yogiche può migliorare nettamente le prestazioni cerebrali al punto da poter controllare con destrezza un computer con la mente
 



Pratiche millenarie per eccezione, la meditazione e lo yoga aiutano a essere più sereni interiormente, ad avere una migliore prestanza fisica e – secondo le ultime ricerche – ottimizzano al massimo le funzioni cerebrali. A detta degli studiosi, tutto ciò potrebbe avere importanti implicazioni anche su persone affette da malattie degenerative e paralizzanti.
Per arrivare a tali conclusioni, un team di ricerca dell’Università del Minnesota ha raggruppato più di trenta volontari. Dodici di loro aveva almeno un anno di esperienza di yoga o meditazione per un minimo di un paio di ore alla settimana. Il gruppo di controllo, invece, era formato da 24 partecipanti sani che avevano poca o nessuna esperienza con tali tecniche. Nessuno dei due gruppi, tuttavia, aveva mai avuto a che fare con i sistemi che sfruttano il cervello per controllare un computer.

Ognuno di loro ha quindi partecipato a tre esperimenti di due ore ciascuno nel corso di un mese. I volontari utilizzavano apparecchi ad alta tecnologia collegati al cuoio capelluto in maniera da controllare l’attività cerebrale. Le persone dovevano
provare a spostare il cursore sullo schermo del computer immaginando i movimenti che avrebbero compiuto con la mano destra o la sinistra.Chi aveva una certa dimestichezza e familiarità con lo yoga o la meditazione ha dimostrato di avere il doppio delle possibilità di completare l’attività interfacciata cervello/computer.
Il tutto è stato stabilito attraverso 30 prove in cui è stata verificata anche la velocità di risposta che era tre volte migliore in chi pratica yoga e affini.

«Negli ultimi anni, c’è stata molta di attenzione sul miglioramento computer/cervello e interfacciamenti al computer, ma molto poca attenzione al solo lato cervello», spiega Bin Lui, professore di ingegneria biomedica presso l’Università di College del Minnesota e direttore dell’Istituto dell’Università di Ingegneria in Medicina.
Bin Lui è stato oggetto di particolare attenzione mediatica l’anno scorso quando i membri del suo team hanno potuto
dimostrare come sia possibile pilotare un robot esclusivamente con la propria mente.Purtroppo in questa fase hanno anche scoperto che non tutte le persone sono in grado fare tutto ciò abbastanza velocemente imparando l’abilità in tempi brevi. Ecco che il nuovo studio ha senz’altro posto l’accento nel vantaggio che possono trarne le persone che costantemente praticano tecniche meditative.
La ricerca è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica Technology.
 

Fonte: La Stampa Salute pubblicato il 07/10/2014

 
E tanti altri articoli sul Sole24Ore: http://salute24.ilsole24ore.com/tags/1984-yoga

  
 

mercoledì 24 dicembre 2014

AMEN E OM, da Yoga Journal

Un padre barnabita scopre nella disciplina indiana un canale di incontro con Dio. Yoga Journal lo ha intervistato
di Gordana Stojanovic
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Chi ha detto che preghiera cristiana e yoga non abbiano alcun punto in comune? Per Padre Antonio Gentili, uno dei nove Frati Barnabiti che vivono nella “Casa per Ritiri Spirituali” di Eupilio, in provincia di Como, ne hanno, e parecchi. Per lui, asana e meditazione sono due preziosi strumenti per avvicinarsi a Dio. Ci ha spiegato perché.

Padre Gentili, lei appartiene all’ordine dei Barnabiti e pratica yoga e meditazione, cosa assai strana per un frate cristiano. Qual è stato il percorso che l’ha portata a questa scelta?
«A partire dagli anni Sessanta, in ambito cattolico hanno cominciato a diffondersi le tecniche meditative dell’Asia, in particolare dello Zazen. L’orientalista tedesco, Karlfried Von Dürckheim ebbe l’occasione di soggiornare in Giappone dove conobbe tale metodo. Tornato in Germania ne parlò con il catecheta K lemens Tilmann, che cominciò a praticare e scrisse diversi libri. “Guida alla Meditazione” (Ed. Queriniana, pp. 432,  16,53), per esempio, è un vero e proprio decalogo che insegna a noi occidentali come meditare». E cosa dice a riguardo? «Il metodo proposto da Tilmann è quello dello Zazen impostato sul respiro nelle sue quattro fasi. Le prime due si focalizzano sull’espiro che prevede una durata prolungata, la fase intermedia vede la ritenzione a polmoni vuoti, infine, segue l’inspiro. Le parole che si legano ai diversi stadi sono: abbandonare, discendere, unirsi, rinnovarsi; trasformate da l’autore in “via da me, verso di Te, tutto in Te, rinnovato da Te” dove questo “Te” si riferisce a Dio. Contemporaneamente ai testi di Tilmann, il monaco trappista statunitense Thomas Merton scrisse diversi volumi sulle grandi tradizioni mistiche e meditative dell’Oriente. La ricerca di Merton mi ha molto incuriosito. Per quanto riguarda lo yoga, ho iniziato a praticare quando sono arrivato a Eupilio seguendo una brava insegnante. Successivamente mi sono trasferito per 6 anni a Roma e ho continuato con una suora, anch’essa insegnante yoga, nell’Oratorio di San Paolo (di fronte a San Paolo Fuori le Mura)».

Oggi, anche lei insegna yoga?
«Più che insegnante sono un praticante. Quando sono tornato da Roma, fra il 1994 e il 1995, ho iniziato a svolgere delle sessioni di yoga con Mari Colombo, insegnante che lavora con il dottor M. V. Bhole, celebre medico ayurvedico india no. Mari Colombo attualmente tiene tre incontri al lunedì. Da due-tre anni si è aggiunto anche l’insegnante Alessandro Cravera che conduce due ore di lezione ogni mercoledì. Io mi affianco a loro per guidare la fase della meditazione. Tutti i giorni abbiamo in programma un’ora di pratica dove si eseguono esercizi per sciogliere, rilassare e rinvigorire il corpo che attingono sì alla disciplina indiana ma anche al Tai Chi e al Qi Gong. Questi incontri, se l’insegnante di yoga è assente, li seguo io. In generale i corsi che organizziamo sono veri esercizi spirituali».

In vari periodi dell’anno organizzate intere settimane dedicate al digiuno. Ci spiega l’importanza di questa pratica?
«Dovremmo digiunare un giorno alla settimana. La breve astensione al cibo può essere considerata una sorta di terapia dell’anima che rivela l’inutilità di tanti altri atteggiamenti fisici e psichici. Inoltre è un metodo utile per aiutare ad aumentare la forza d i volontà. Seguo tale pratica per quattro settimane all’anno. Durante l’estate organizziamo due periodi di digiuno, una settimana a giugno e una a luglio, e poi tre giorni a settembre (da venerdì sera a domenica ). Si comincia con i metodi di purificazione tipici della disciplina indiana: lavaggi yogici dell’intestino, dello stomaco, jala neti e pulizia della lingua. Gli aspetti più tecnici sono guidati dal naturopata che è anche insegnante yoga, mentre io curo l’aspetto più meditativo. Abbiamo un medico che viene all’inizio e alla fine del ritiro. Durante il corso è richiesto il silenzio, cosicché all’oralità in entrata (assunzione dei cibi) corrisponda la stessa disciplina dell’oralità in uscita (uso della parola)».

Come si pone la chiesa di fronte allo yoga?
«Ricordo che il cardinale Martini si espresse in modo lusinghiero, lodando l’integrazione che si compie nel nostro centro tra le diverse discipline meditative, nel pieno rispetto della tradizione cristiana, anzi nella sua più piena valorizzazione. Il magistero ecclesiastico (Vaticano) è intervenuto in merito con la lettera sulle forme di preghiera (Orationis formas), firmata dall’allora cardinale Ratzinger. In questo testo l’attuale papa si esprimeva in maniera circospetta, facendo vedere i pro e i contro e soprattutto la differenza che caratterizza le prassi meditative asiatiche una volta trasposte in ambito cristiano. Si sa che lo Zazen è a-teistico (non ateo!), non implica un riferimento esplicito a Dio. Chi medita secondo le metodologie dello Zazen si pone dinanzi al “nulla”. Esistono alcuni autori cristiani che spiegano come questo “nulla”, questo “vuoto”, corrisponda al Tutto, a Dio. Nulla– Tutto è la famosa dialettica di cui parlano i mistici. Possiamo acquisire un tipo di meditazione che, nel suo originario contesto, è a-teistico, dal momento che si basa sul silenzio, secondo quanto ci chiede la stessa Scrittura: “Sta’ in silenzio davanti a Dio e spera in Lui: è Lui che agisce”».

Seguite le giornate di pratica e meditazione indipendentemente dai seminari?
«I Barnabiti, così come i Gesuiti, sono nati in un’epoca in cui aveva molta importanza la meditazione. Per altri ordini monastici, invece, ha sempre avuto un peso maggiore la liturgia delle ore: l’attività del silenzio veniva lasciata alla libera iniziativa dei monaci e di solito si collocava alla fine di questa pratica. La meditazione è una preghiera in cui viene sottolineato l’aspetto interiore dell’assenza di parola. Nelle prime costituzioni dei Barnabiti si dice che la preghiera interiore apporta l’energia necessaria per conseguire un’evoluzione e un progresso spirituale. Qui si pratica meditazione mezz’ora ogni mattina (7 alle 7:30) e ogni sera».

Possiamo paragonare asana e preghiera?
«Noi qui ci dedichiamo all’Hatha Yoga, quindi asana e pranayama che sconfinano nel Raja Yoga e nella pratica meditativa–introspettiva. La visione yogica pone l’accento sul rapporto stretto fra l’esterno e l’interno. Considerando che “yoga” vuol dire “unione”, si capisce che l’esercizio fisico con i movimenti e le posizioni stabili aiuta a raggiungere pienamente quelle condizioni di armonia e ordine interiore che portano allo stato meditativo. Con il pratyahara (ritiro dei sensi) e con il mantenimento prolungato degli asana ci si avvicina sempre più a una dimensione di beatitudine».

E riguardo l’uso dei mantra?
«La famosa preghiera del cuore “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore” è un mantra. Nella tradizione dei padri del deserto, invece, era per eccellenza la frase “O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni e prestami aiuto”. Nelle Upanishad la “Om”, il mantra dei mantra, è l’arco che consente alla freccia dell’anima di raggiungere il bersaglio (Brahman). Tale definizione corrisponde a quella che viene data in Occidente alla giaculatoria. “Iaculum” in latino, infatti, equivale a giavellotto. Quindi, il significato del mantra presente nella letteratura induista è simile a quello elaborato dalle tradizioni cristiane. “La nube della non–conoscenza”, testo mistico inglese che abbiamo curato e tradotto, suggeriva come sostegno di una preghiera contemplativa le parole “Dio amore” che polarizzano la mente e la bloccano. Da qui si arriva a un risveglio del cuore. La dimensione del sentire, quindi, si sviluppa quando tace quella del pensare».

Si possono paragonare i concetti yogici di yama (astensioni) e niyama (osservanze) ai 10 comandamenti cristiani?
«Noi qui diciamo spesso: “Voi che venite a praticare avete già al vostro attivo i primi due gradini”. Per passare al pranayama, al pratyahara e al resto, è necessario condurre una vita integra. Yoga non vuol dire andare a rilassarsi o togliere la pancia, bisogna avere le carte in regola, le vere motivazioni, altrimenti fallisce il vero scopo».

Come viene interpretato il karma in ambito cristiano ?
«Non si mette in dubbio questa legge. Ci si può domandare, però, come viene applicata quando il ladro crocifisso accanto a Gesù gli dice: “Ricordati di me quando sarai in paradiso”. Gesù risponde “Oggi sarai con me in paradiso”. La legge del karma è infranta per una grazia. Il ladro ha avuto il coraggio di chiedere perdono, di affidarsi a quel dono di grazia (favore) che Gesù è venuto a portare. Dobbiamo ripensare a questa legge nella quotidianità: un principio universale dentro un’iniziativa salvifica, gratuita, che ha compiuto Dio per amore degli uomini».

Si può essere, allora, più rilassati nei confronti del peccato ?
«Certo. Per quanto si possa sbagliare esiste sempre la possibilità di riscattarsi: tutto ciò è liberatorio. La confessione con “Io ti assolvo” è un attestato di fiducia e significa “Rialzati, cammina”. Viene confermata, così, quel la giusta autostima che una persona deve sempre avere».

La Bhagavad Gita, uno dei testi fondamentali dello yoga, dedica un capitolo alla natura divina e a quella demoniaca dell’uomo. Dice che si possono trascendere l’una e l’altra e realizzare “l’Uno-senza secondo” dentro di sé. Cosa ne pensa?
«Il nostro fondatore Sant’Antonio Maria Zaccaria (che scriveva nel 1500) nel suo libro “Interroga il tuo cuore” dice : “È tanta l’eccellenza del libero arbitrio, mediante la grazia di Dio, che l’uomo può diventare e demonio e Dio, secondo che gli pare”».

giovedì 18 dicembre 2014

LA RELIGIONE UNIVERSALE

Ho sempre pensato, fin da piccola, che "qualcosa" doveva esistere, e che questo qualcosa doveva essere di tutti e per tutti. Ho sempre avuto un animo un po' "multiculturale e multireligioso", sarà per questo che ho poi studiato antropologia e sono anche diventata una mediatrice interculturale e interreligiosa. Ritengo che il pensiero e l'idea che Dio sia uguale per tutti, lo stesso amorevole Dio qualunque nome e volto noi decidiamo di dargli, (e che non sarà mai abbastanza veritiero probabilmente), sia un'idea quasi banale, scontata.. eppure così difficile per molti da credere, così difficile per altri da attuare nella vita, portando il giusto rispetto per l'Altro e per il suo credo, cercando di provare un amore universale e incondizionato per l'Energia Divina, anche quando ci troviamo di fronte ad una versione a noi non nota.. se Dio c'è lo si sente, lo si percepisce.. lo si sa nel fondo del nostro cuore. E non basta dirlo: "Dio c'è". Non dipende dalla nostra volontà, dalla nostra decisione presa con il solo uso della ragione, si tratta di energie, di fede, di devozione, di rispetto e di vero amore. Questi sentimenti non rispondono al raziocinio ma solo alla voce della verità. O, usando le 3 parole più importanti che ci insegnò Babaji: alla Verità, alla Semplicità e all'Amore. Sicuramente lo yoga e il suo percorso, oltre agli studi che lo riguardano, aiutano a trovare dentro di noi questo "qualcosa di universale, unico e immanente" che va al di là dei nomi e delle forme. La meditazione, in particolare, è una tecnica spirituale che ci dona, passo passo, questa consapevolezza.. e quando cominci a percepire questa verità, possono venire a dirti qualunque cosa.. ma tu saprai di aver sentito qualcosa di Vero, Eterno, che non può essere spiegato con semplici parole e che non può essere negato solo perché l'uomo ha deciso, sempre con l'uso del raziocinio, di farlo.
Vorrei citare qui uno stralcio di un libricino molto bello, parla di cose grandi con piccole parole, non servono grandi discorsi per parlare di verità e di amore. Il testo è: "Lo Yoga della Conoscenza" e l'autore è Giorgio Furlan, alla pagina 37 scrive:

(...)ogni religione, ogni dottrina, ogni filosofia, presentano ai nostri occhi una parte divina e una parte umana. La parte divina è l'aspetto che vediamo esposto in modo simile nelle varie religioni. Quella umana ha invece un preciso carattere di transitorietà e di trasformazione, che tende cioè a cambiare con il tempo o con il luogo e che ha un atteggiamento diversificante da religione a religione, basandosi sui significati che tengono in considerazione le condizioni essenziali esterne per un miglior risultato interiore dell'individuo. Invece quando qualcuno asserisce, fratello, e qualche volta fa ciò con forte convinzione e intenzione, "la mia religione è la migliore", egli in questo momento mette in luce la parte umana della sua religione, la parte limitante, quella cioè che umanamente è più lontana dall'Aspetto Divino Universale. La Parte Divina è il "comune denominatore", è la base unica di tutte le religioni, è l'aspetto simile in tutti i credi ed in tutte le dottrine, è l'anello di congiunzione tra una corrente religiosa ed un'altra. Quando in una religione si parla di amore cosmico, incondizionato ed esente dall'aspetto egoico, cioè libero da ogni forma di possessività, di arrivismo, di gelosia, o di invidia, possiamo considerare che questa religione è un sentiero rivelato, sacro e quindi un sentiero da poter percorrere, da poter professare senza timore"  

BUONE FESTE!!ECCO I CORSI 2015

Augurando a tutti un Buon e Sereno Natale, vi aspetto nel 2015.. ecco la lista dei corsi di Raja Yoga per adulti e per bambini, aggiornata. Oltre a quelli in locandina ci sono anche questi (per adulti): Porretta Terme, presso palestra Sinergy, ogni MERCOLEDI' dalle 13.00 alle 14.00 a Bologna ogni MARTEDI' in Via Mascarella 12 presso Centro Sharazàd dalle 15.30 alle 16.45 e dalle 18.30 alle 19.30 in Via Fioravanti 22, presso Centro Katia Bertasi. Inoltre vi anticipo le date per i prossimi laboratori Jaya Kids (Yoga Giocando per bimbi dai 4 anni in su) presso Montagnola, Bologna: 22 febbraio, 22 marzo, e 19 aprile dalle 16.00 alle 18.00 (seguiranno maggiori informazioni). E' possibile contattarmi per lezioni private e/o a domicilio. BUONE FESTE A TUTTI!!