Il Papa, la
notte del 27 ottobre 1986, durante la Preghiera per la Pace
ad Assisi, invitò ogni capo religioso presente a mettere da
parte per un attimo il proprio ruolo sociale e politico, a togliere
virtualmente l’abito e il copricapo, indossare l’ umile abito dell’uomo
semplice di fronte a Dio.
Il Papa invitò i presenti per una sera a non prendere decisioni,
a non fare alleanze, a non progettare soluzioni e strategie politiche di
dialogo interreligioso, ma a fermarsi e chiedere umilmente aiuto a Dio. La cosa
sorprendente e innovativa è che il Papa chiede a ognuno di loro di parlare al
proprio Dio con la lingua, il metodo, il rito, la preghiera e la parola che
loro conoscono. Chiede ad ognuno di riconoscere la propria identità, la propria
umanità di fronte a Dio, nell’intima preghiera solitaria e silenziosa.
Un silenzio che grida, in realtà, al mondo Pace e Umiltà, Fede e
Carità.
Io non ero presente, ma leggendo le parole del Papa, che parla
di preghiera, digiuno, ricerca spirituale, immagino un silenzio carico di
parole, una forza enorme evocata da così tante preghiere fatte all’unisono,
ognuna nella propria lingua e secondo la propria tradizione. Non dimentichiamo
che c’è un motivo profondo se tutte le religioni del mondo utilizzano la
preghiera, tutte danno al suono un significato profondo.
Infatti, come anche dice il Vangelo di Giovanni (1, 1-5)
In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
In principio era il verbo, ovvero la parola, ovvero il suono.
Perché dal suono (che è ritmo, forma e colore) tutto prende vita, tutto è luce,
suono e forma. Questo lo ritroviamo in tutte le religioni, spiegato in modo
diverso, con parole diverse, ma indica la nostra unione e uguaglianza davanti
al Dio creatore.
E infatti tutti noi, al di là del Credo, rendiamo Grazie al
nostro Dio tramite le parole espresse nelle preghiere.
Nello Yoga, e quindi nella tradizione induista, l'importanza del
suono è fondamentale, ed è legato alla recitazione di Mantra, attraverso l'uso
del sanscrito, lingua considerata sacra e quindi l'unica "ufficiale"
e l'unica utile alla recitazione stessa.
Il Maha Mantra, ovvero il Bij Mantra principale in quanto fu il
primo, è il suono AUM (che si pronuncia OM) ed è legato alla creazione, ovvero
la tradizione sostiene che questo sia il suono, la vibrazione, che veniva
emessa dalla creazione stessa, quindi è il primo suono che fu emesso.
Sui piani
sottili ogni suono (Nada) ha la sua forma (Rupa), ogni cosa viene creata
attraverso un suono, ovvero una vibrazione (Spanda), un movimento della materia
primordiale (MulaPakriti), dinamizzata grazie al potere che il Purusha (prinicipio
maschile) ha di metterla in moto.
L’ importanza
del Maha Mantra è tale che nella maggior parte dei Mantra c’è sempre la parola
AUM, e l’AUM stesso è un Mantra, il più sintetico, ma comunque il più
importante e più potente.
Inoltre il suo significato non termina qui, infatti le sue tre
lettere: A, U, M, sono legate alla Trimurti, ovvero alle tre energie che
provengono dallo stesso Dio, Ishvara, queste energie sono: Shiva (energia
distruttrice), Vishnu (energia conservatrice) e Brahma (energia
creatrice).
Si può quindi intendere qui perché le religioni, tutte, abbiano
in comune l'uso del suono, della preghiera, un buon punto di partenza
per una mediazione che parte dal dialogo stesso, fatto in fin dei conti
di suoni.
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